Anche se il tema rifiuti e gassificatore sta monopolizzato i discorsi in città, il lavoro del Circolo Idv procede anche su altri fronti. Uno di questi è la tematica del servizio idrico.
Ricordiamo che l’Italia dei Valori, particolarmente sensibile all’assoluta necessità di non privatizzare l’acqua, è stata tra i promotori del Referendum che si è tenuto il 12 e 13 Giugno 2011.
In quell’occasione gli italiani, ma anche i cittadini di Capua, si sono espressi con un voto plebiscitario che ha sancito la volontà che l’acqua resti un bene pubblico e non sia considerato un bene di mercato.
Il quesito referendario sulla remunerazione del capitale investito aveva il seguente testo: “Volete voi che sia abrogato il comma 1 dell’art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”, limitatamente alla seguente parte: “dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”?”
La nuova formulazione del comma 1 oggi recita: “La tariffa costituisce il corrispettivo del servizio idrico integrato ed è determinata tenendo conto della qualità della risorsa idrica e del servizio fornito, delle opere e degli adeguamenti necessari, dell'entità dei costi di gestione delle opere, e dei costi di gestione delle aree di salvaguardia, nonché di una quota parte dei costi di funzionamento dell'Autorità d'ambito, in modo che sia assicurata la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio secondo il principio del recupero dei costi e secondo il principio "chi inquina paga". Tutte le quote della tariffa del servizio idrico integrato hanno natura di corrispettivo”.
In altre parole: la remunerazione del capitale investito in materia di tariffe del servizio idrico integrato non è più prevista dall'ordinamento italiano.
IdV chiede che la volontà popolare venga, finalmente, rispettata e applicata anche nella nostra città. Si richiede quindi ai nostri amministratori un preciso impegno per sollecitare, in maniera immediata e tramite tutte le forme consentite, la ditta appaltatrice del servizio sul territorio della città di Capua, affinchè riduca le tariffe dell'acqua, eliminando la remunerazione del capitale investito a partire dal giorno di pubblicazione dei risultati ufficiali dei referendum sulla Gazzetta Ufficiale.
Si permetterebbe così ai cittadini di ottenere un risparmio sulla bolletta dell'acqua, in più con valore retroattivo. Il rispetto del risultato del referendum andrebbe riflesso anche nello Statuto comunale con un articolo che sancisca il principio che l’acqua è un bene essenziale per la vita, che deve essere garantito a tutti i cittadini e che il servizio idrico sia quindi un “servizio privo di rilevanza economica”.
Di conseguenza la gestione dovrebbe essere affidata ad un ente pubblico e non a società private la cui naturale tendenza al profitto ha ripercussioni certe sulle tariffe.
Va ricordato ai cittadini capuani che il servizio idrico nella nostra città è invece assicurato, senza voler eccepire sulla sua qualità, da una ditta al 100% privata. E questo sin dal lontano 1991, con una Concessione della durata trentennale.
La decisione del 1991 fu presa certamente nell’interesse della città, che non vogliamo mettere in dubbio, ma oggi ricordiamo che tale Contratto scadrà nel 2021, cioè tra “soli” e poco più di nove anni.
Auspichiamo allora l’immediata costituzione di una commissione permanente che, negli anni che mancano alla scadenza, lavori per definire soluzioni gestionali alternative in cui la parte pubblica possa avere una partecipazione o autogestire il servizio.
Auspichiamo allora l’immediata costituzione di una commissione permanente che, negli anni che mancano alla scadenza, lavori per definire soluzioni gestionali alternative in cui la parte pubblica possa avere una partecipazione o autogestire il servizio.
Solo così la nostra città non si farà trovare “colpevolmente” impreparata e i futuri amministratori incolpevolmente “costretti” ad un forzato rinnovo della Concessione.
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