venerdì 23 dicembre 2011

La vendita dei beni pubblici…


L'esistenza di un deficit di cassa pressoché cronico, di una ridotta capacità di riscossione e la necessità ciclica di ricorrere a denaro preso a prestito, dovrebbero indurre, in un amministratore coscienzioso, l'attitudine al risparmio e alla gestione oculata delle risorse disponibili, eliminando le spese inutili o quantomeno rinviando quelle non indispensabili al funzionamento ordinario dell'ente.

Dalla relazione dei revisori dei conti allegata al rendiconto della gestione 2010 viene fuori invece che la spesa corrente dell'anno passato è risultata addirittura superiore di 322.409€ rispetto a quanto preventivato inizialmente. 

Abbiamo capito quindi che se da un lato le entrate sono state  sovrastimate, perché non tutte le somme accertate si trasformano in denaro per l'Ente, dall'altro le somme effettivamente spese dall'amministrazione a fine 2010 risultano addirittura superiori a quanto preventivato, generando una forbice nei comportamenti che è indice di  scarsa capacità nel realizzare gli obiettivi inseriti nel bilancio di previsione. 

L'argomento è talmente importante per la salvaguardia dell'Ente che anche quest'anno "...come già nelle precedenti relazioni.." i revisori tornano ad invitare l'amministrazione a porre maggiore attenzione alla scelta di progetti realizzabili e alla loro corretta pianificazione, tanto più quando si scopre che per trovare i soldi necessari a realizzarli, oltre all'accensione di  nuovi prestiti l'amministrazione ha proceduto alla vendita di beni pubblici per un valore di 860.621€. Di queste somme 570.000€ sono stati utilizzati per coprire la spesa corrente e la parte residua è stata destinata a parziale copertura dei debiti fuori bilancio riconosciuti dal Comune, determinando di fatto lo sforamento di un ulteriore indice di deficitarietà strutturale come previsto dall'art.242 del Testo Unico per gli Enti Locali. 

Tale indice è  ritenuto molto significativo per misurare la sana gestione dell'ente locale e vieta  l'utilizzo dei proventi derivanti dalla vendita di beni del patrimonio pubblico per la copertura di squilibri di bilancio altrimenti, per fare un paragone, sarebbe come se una famiglia vendesse ogni volta un pezzo dell'argenteria di casa per poter andare a fare la spesa al supermercato. Il bene pubblico è per definizione di tutti e non cosa di nessuno come qualcuno è abituato a pensare dalle nostre parti,  va  valorizzato, coltivato e utilizzato al meglio per generare lavoro e flussi di cassa, è patrimonio da consegnare alle future generazioni e non svenduto al miglior offerente e il fatto che l'amministrazione possa procedere alla cessione anche di parte del patrimonio per soddisfare le manie di grandezza di qualcuno, sinceramente ci indigna anche perché la storia ci insegna che della svendita pubblica finiscono per beneficiarne sempre i soliti noti.
Luca Bruno

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