Il dissesto finanziario del Comune di Capua dichiarato ad
Agosto non ha suscitato in noi alcuna sorpresa.
E’ stata questa l’inevitabile conclusione
di una serie di amministrazioni dissennate ma anche degli ultimi due anni in
cui il Comune ha vissuto lo stato di ”deficit strutturale” senza che nessuna contromisura
facesse invertire la rotta.
Il peggioramento della situazione è documentato e
misurato, negli anni 2011 e 2012, dallo sforamento dei parametri che
definiscono il “deficit strutturale” passati da sei su dieci nel 2011 a sette su dieci nel
2012!
Siamo arrivati quindi al fatale punto di non ritorno e nemmeno l’estremo
tentativo di ricorso alla procedura di riequilibrio pluriennale ha avuto buon
fine. Nonostante quindi l’epilogo fosse ben chiaro e annunciato, chi amministra
la città da oltre sette anni ancora oggi cerca di nascondere le proprie
responsabilità.
La prova? è nella relazione fornita dal Sindaco al Consiglio
Comunale del 28 Agosto u.s. nella quale dichiara che “la perentorietà del
termine di approvazione della delibera di riequilibrio pluriennale, sessanta
giorni dalla delibera di adozione della procedura, ha obbligato l'Ente
all'avvio della procedura di dissesto”.
L’epilogo, raccontato in questo modo, farebbe
ricadere la colpa del dissesto su un cavillo legale, cioè sui “tempi ristretti”
imposti dalla legge.
E invece NO, la verità è tutt’altra!!
Se andiamo infatti a
leggere sia la Relazione del Responsabile del Settore Economico-Finanziario che
quella dei Revisori dei Conti non troviamo alcuna traccia di “tempi ristretti”
ma una serie di altre motivazioni.
In quelle relazioni tecniche infatti il
piano di riequilibrio pluriennale è definito con chiarezza “insostenibile” per
il Comune di Capua sia per il mancato pareggio di bilancio 2013, ricordato
nella Relazione del primo cittadino, ma anche per la “mancanza di risorse per
fronteggiare la grave situazione”.
Quindi non esiste alcun appiglio legale relativo
ai “tempi ristretti” ma tra le principali cause del dissesto c’è (citando
testualmente quanto riportato nelle Relazioni dei tecnici) la “fragilità delle
fonti di finanziamento di un Comune che si è affidato quasi esclusivamente alla
vendita dei suoi beni, parte dei quali già oggetto, senza successo, di
ulteriori tentativi di vendita”. Insomma il parere dei tecnici qualificati ancora
una volta sconfessa, senza SE e senza MA, le fantasiose giustifiche di un amministrazione
fallimentare.
SCRIVEVAMO il 7 APRILE 2012 ...
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