I primi commenti, emessi dal gruppo di lavoro Idv sul Bilancio:
alla fine è toccato ai revisori contabili accendere i riflettori su una condizione di cui tanto si vociferava ma che per ovvie ragioni di opportunità politica, nessuna amministrazione comunale aveva fino ad ora riconosciuto.
I tecnici, incaricati dal Comune di Capua di fornire un parere obbligatorio sul Rendiconto della Gestione Finanziaria dell'anno 2010, hanno evidenziato l'esistenza di almeno 6 situazioni conclamate, su un totale di 10 indicatori, utilizzate per individuare nel bilancio di un ente pubblico l'esistenza di uno stato di deficit strutturale, così come previsto dall'art. 242 c.1 del Testo Unico degli Enti Locali.
Uno dei primi rilievi, fatti dal pool di commercialisti che hanno analizzato il bilancio del Comune di Capua, riguarda il sistematico ricorso all'anticipazione di cassa come strumento di finanziamento, ovvero l'ente fa ricorso sempre più spesso a prestiti di breve e medio periodo per reperire i mezzi finanziari necessari a portare avanti il programma di governo o semplicemente per sostenere le spese correnti: solo per il 2010 sono stati richiesti prestiti per 1.098.440€.
Tale pratica, che di norma dovrebbe riguardare situazioni di eccezionalità e a cui si dovrebbe fare ricorso per fronteggiare spese del tutto imprevedibili, se da un lato fornisce all'amministrazione le risorse di cui ha bisogno in quel momento, dall’altro, genera col tempo un progressivo aumento degli oneri per interessi passivi, il cui peso contribuisce a ridurre progressivamente la capacità di spesa del Comune, anche quella destinata ai servizi essenziali, alimentando di fatto un circolo vizioso che rende cronico il ricorso a nuovi prestiti.
La buona pratica amministrativa impone invece che la gestione dell'Ente sia sempre orientata a criteri di sostenibilità economica, finanziando con mezzi propri la spesa corrente e limitando il ricorso al credito ai soli casi di eccezionalità e per brevi periodi di tempo.
Uno dei fattori, origine di questo continuo e cronico deficit di cassa, stando alla relazione dei revisori, è da individuare nella bassa efficienza del Comune di Capua a riscuotere i tributi sia per l'anno di competenza e sia sopratutto nel recupero delle annualità precedenti, somme che una volta accertate non vengono interamente riscosse e concorrono di anno in anno a formare quella montagna di residui attivi che danno solo l'impressione che l'ente goda di buona salute ma che in effetti non si trasformeranno mai in liquidità, alla stregua di un’azienda che pur avendo un buon fatturato, non riesce a farsi pagare dai suoi clienti.
Si pensi che, nel 2010, a fronte di tributi accertati ed evasi per 1.622.000€ circa sono stati riscossi solo 121.536€: in pratica viene recuperato appena il 7,5% dell'evasione e più vecchio è il periodo di imposta evaso più difficile ne diventa il recupero.
E’ anche chiaro che, laddove il Comune di Capua non fosse in grado di riscuotere i suoi crediti, questi ultimi perderebbero inevitabilmente di significatività. Purtroppo la lotta all’evasione dei tributi locali, soprattutto in comuni piccoli come il nostro dove il consenso elettorale si fonda su amicizie, parentele e rapporti di convenienza è argomento assai difficile, con cui nessun politico vorrebbe mai confrontarsi.
Nell’attuale situazione di emergenza, figlia di anni di cattiva gestione finanziaria, diventa un obbligo il saper combattere l'evasione, ma con l’evidenza dei numeri e non solo con generiche dichiarazioni di buoni intenti. Occorre cambiare rotta e riassegnare le priorità: non indebitare l'ente passa anche sul non realizzare opere faraoniche, ma di dubbia utilità, di un programma di governo quanto mai inconsapevole della gravità della situazione.
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