MOZIONE
CONGRESSUALE PER NICOLA SCALERA SEGRETARIO NAZIONALE IDV
PER UN PARTITO PLURALE E INNOVATORE
…
PER UN PARTITO DEL TERRITORIO E
DELLA GENTE …
DOVE IL CONFRONTO DEMOCRATICO SIA IL
FONDAMENTO
PER UNA MILITANZA ATTIVA,
PROPOSITIVA E CONSAPEVOLE
Premessa
Ogni nostra attività, sia essa da singoli che in gruppi
sociali organizzati, utilizza gli strumenti del dialogo e del confronto.
Partecipare al dialogo condividendo apertamente
le proprie idee è condizione essenziale per arrivare sulla strada migliore per
la crescita culturale, sociale ed economica di una comunità. Un dialogo, quando
è fatto anche di domande e risposte, diventa un “gioco serio” dove ciascuno
esercita un proprio diritto che gli proviene
dall'altro e non dall’alto, un “gioco serio” dove le regole prevedono la condivisione e non l’imposizione.
Queste semplici, persino banali, modalità di procedere dovrebbero essere da
esempio per tutte le organizzazioni sociali, e per i partiti politici più che
ogni altra.
Purtroppo
una forma di dialogo così fatto è oggi merce rara, confinata com’è in pochi e
ristretti ambienti, in rare e casuali occasioni. Troppi vivono nella
convinzione di essere in possesso di
privilegi che nessuno dovrà e potrà mai più togliergli, troppi si sono
convinti di possedere le chiavi di
lettura del mondo non accettando per nessun motivo di mettersi in
discussione.
Quello che abbiamo di fronte non è più un amico o un compagno di
percorso, con il quale ricercare anche piccole verità attraverso il “gioco
serio” di domande e risposte, attraverso un dialogo rispettoso. Quello che abbiamo di fronte è un
avversario che ha torto a prescindere, è un nemico dannoso, la cui sola
esistenza è avvertita come una minaccia.
Così
muore il dialogo ed impera la polemica
il cui unico obiettivo è l’annullamento dell’altro come interlocutore,
l’affermazione “senza se e senza ma” del nostro punto di vista. Ormai è così
dalle più elevate discussioni politiche a quelle più banali da bar. Ed è,
purtroppo, così anche nelle discussioni in famiglia concorrendo all’aumento del
loro malessere. Si enfatizza, si alza la voce, si grida, si gesticola, si
assumono pose plateali… insomma al posto
del dialogo subentra il teatrino, un teatrino nauseante che vorrebbe
ridurci a semplici marionette, sterilizzando ogni nostra capacità di risposta
seria e sensata.
Tutto
questo rappresenta un grave pericolo perché nella storia non si è mai visto nascere nuove idee dalla polemica. E solo Dio sa
di quante nuove idee avremmo bisogno per affrontare con umanità e senso del
Bene Comune le sfide di questo mondo sempre più complesso e tecnologico.
(rielaborato dal periodico NARRAZIONI,
Vol. 12, Num. 3, settembre 2010, Prefazione di A. Malorni)
Prospettiva politica
Il congresso dovrà essere in grado di far avvertire, sia all’interno
sia all’esterno del partito, una discontinuità
di indirizzi e di comportamenti politici, un segnale oggi largamente atteso
nel partito. Ma tale discontinuità con il passato non deve risolversi in un mero espediente tattico e verbale,
bensì dovrà scaturire da un’analisi severa e rigorosa dello stato del partito,
stato che comunque ha contribuito insieme ad altre cause esterne al partito
alla sconfitta nelle ultime elezioni
politiche. E discontinuità vuol dire anche avviare una gestione del partito
che privilegi la partecipazione, la
trasparenza e la democrazia interna, tutte sacrificate negli ultimi anni,
per superare i seri e palesi limiti rispetto all’identità e alla appartenenza
al partito come forza di centro-sinistra, convinta delle proprie ragioni e dei
propri valori.
Il successo di una politica e di un partito dipendono sia dai contenuti e dai valori condivisi,
per i quali ci si impegna, sia dalla
coerenza e dalla credibilità con le quali quei contenuti e quei valori
vengono perseguiti. Guardando retrospettivamente agli ultimi dieci anni non
possiamo non riconoscere che siamo stati fortemente deficitari su entrambi
questi fronti.
Per tale motivo occorre mettere in campo una serie di azioni e di comportamenti
che assicurino il rilancio del partito e della sua identità, in quanto:
-
non può esservi crescita del partito senza definire
l’identità politica dello stesso;
- non vi può essere identità senza una avanzata democrazia
interna che porti sempre ad assumere collegialmente soluzioni mediate e condivise
da tutti.
Ringraziamo oggi il nostro presidente Antonio Di Pietro, leader indiscusso del partito fino ad
oggi, certi che nella nuova posizione che il Congresso saprà assegnargli darà
l'apporto che serve al rinnovato partito
e avrà come meta quella di far crescere
il partito e il Paese oltre la propria leadership carismatica, nella
consapevolezza che le persone passano mentre le idee, le passioni, l’amore per il proprio Paese devono andare
oltre gli uomini.
Auspichiamo una prospettiva politica che abbia le fondamenta
su queste basi quale l’unica in grado di rilanciare l’Italia dei Valori in quanto consente immediatamente anche il recupero di adesioni e di voti
principalmente tra chi ha temporaneamente deciso di non votare per la nausea
verso un modo di fare politica al
quale, purtroppo, anche noi, negli anni, ci siamo pian piano allineati.
E’ giunto il momento di far
cadere l’immagine di un partito visto come un autobus sul quale si sale e
si scende a proprio piacimento quando si è arrivati alla destinazione che ci si
era prefissi. Occorre invece che la meta
sia comune per tutti: la meta è la crescita e lo sviluppo della nostra
società, crescita e sviluppo che si
realizzano attraverso idee nuove e condivise e non riducendo l’azione politica
ad una sterile contrapposizione a Silvio Berlusconi, che ha se stesso come suo peggiore avversario
a causa del suo modo di essere che appare di giorno in giorno sempre più chiaro
(e le tante e recenti contestazioni, anche pubbliche, ne sono la riprova).
Il valore della
partecipazione politica
La sconfitta alle
ultime elezioni può diventare una nuova partenza ma solo dopo un processo di 'purificazione'. Una
condizione dello spirito visibile e tangibile nell'atteggiamento di molti che,
delusi dalle vicende della politica
senza voce e senza slancio, sia del governo nazionale sia di quelli locali,
tornano nel 'privato'. E' la conseguenza naturale del vuoto, dell'afasia, della
mancanza di ogni concreto dibattito e proposta sulle questioni più delicate
quali, tra le altre, lo sviluppo e la
legalità.
In questo contesto, ed è questo
paradossale, l'iniziativa politica è passata da chi ha vinto-senza-vincere le elezioni in mano a chi le ha perse-senza-perderle, con la destra
interamente impegnata a utilizzare uno spazio
immenso lasciato libero dalle difficoltà del centrosinistra nel costruire un progetto per questo Paese.
Quello spazio immenso, che era ed è
nostro, da oggi ci tocca riprenderlo … e quel progetto, a cui stavamo partecipando e che stavamo costruendo, che
era ed è anche nostro, da oggi ci tocca rilanciarlo.
La crisi del nostro partito, come quella dei partiti
dell'area del centrosinistra, si traduce nella sempre minore capacità di intercettare consensi e di creare entusiasmi, si
avverte nel sempre difficile dialogo con
la società civile, con le associazioni, con quanti hanno tanto da dare in
termini di partecipazione e di proposta (l’esperienza di Rivoluzione Civile è
solo l’ultimo degli esempi). Un dialogo non ricercato, spesso invocato in
maniera strumentale, mai vero e sofferto, quasi
sempre contrastato in quanto visto come impropria intrusione su terreni
privilegiati. Eppure ci sarebbe tanto da dire. Questioni fondamentali
come l'emergenza ambientale, la criminalità, l'illegalità diffusa, la crisi
del sistema scolastico e universitario, la dispersione scolastica, la tutela
dei minori, il lavoro nero, l'occupazione, ecc. vengono relegate al
ruolo di spots propagandistico-elettorali e non diventano veri punti
programmatici di un dibattito serrato. Eppure ci sarebbe tanto da fare.
La realtà delle cose indurrebbe ad
una desolata rassegnazione. Eppure viene da chiedersi se questa
condizione di rassegnazione non sia il risultato di un cosciente agire politico
che tende a chiudere gli spazi della partecipazione, relegando noi tutti in
un'angusta 'riserva indiana' del pre-politico. Viene
da chiedersi se questo stato di rassegnazione non sia lo spazio vitale e
precondizionato dove gli "unti",
quelli dei privilegi irrinunciabili, lanciano solo nel momento elettorale l'appello all'unità contro i barbari alle
porte per poter raggiungere i loro obiettivi esclusivamente elettorali.
Ma se a questa domanda diamo una
risposta, allora sappiamo che non è possibile restare indifferenti.
Sappiamo anche che a tutto ciò è necessario opporre una presenza critica e responsabile, non per colmare i vuoti della
politica, ma al contrario per
trasportare le esigenze dei cittadini nell'area della politica, di fare in
modo che il dibattito si sposti sul piano della verità e della ragione. Sono
tantissimi le donne e gli uomini, non solo del centrosinistra, che avvertono
questa esigenza e noi quest’esigenza dobbiamo essere in grado di intercettare
perché è ance nostra. E' vitale, dunque, incamminarsi su questa strada,
riappropriandoci del nostro destino … è vitale dare un’anima sicura alla rivoluzione sociale che il mondo si
attende.
Non basta una retorica
del cambiamento, né un generico richiamo all’orgoglio di partito, quando l’orgoglio è veramente sentito, perché
di fatto il partito non ha attualmente nessuno strumento di formazione e
comunicazione, con una vita interna poco partecipata e democratica. Con le
ultime esperienze di salita e discesa dall’autobus pensiamo sia anche concluso,
per fallimento, il modello di direzione
leaderistica, il modello, cioè, di una “democrazia di mandato” fondata su
deleghe in bianco a singoli o a ristretti gruppi di comando e a deboli sistemi
collettivi di formazione delle idee e delle decisioni. Invece, bisogna avere
coraggio nel rinnovare i gruppi dirigenti, operando un’apertura a nuove
generazioni di giovani, di donne, di lavoratori, di intellettuali e combattendo ogni forma di cooptazione, di
notabilato, di carrierismo politico.
Noi riteniamo, pertanto, che vada
creata un nuovo tipo di organizzazione
per mettere in campo una grande iniziativa di mobilitazione delle coscienze per
ridare un'anima alla politica, sempre più persa nei meandri del potere. Occorre
promuovere la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica ed amministrativa
con trasparenza.
Va ricostruito un
luogo della politica più ampio dove i cittadini possono discutere di loro
problemi fondamentali, al fine di assicurare la vivibilità ed il bene comune.
Per realizzare quest'obiettivo è
necessario costruire all’interno del partito una nuova sensibilità che promuova
la partecipazione politica. Solo con la partecipazione è possibile ricostruire
un progetto che dia risposte ai bisogni sociali. Si tratta di operare un vero
cambiamento che abbia come elemento principale della propria azione la rigenerazione della politica.
Avere
un progetto sulle sfide aperte grandi e piccole
Innanzi tutto occorre ripensare ai temi dell'educazione, della formazione,
della ricerca, temi che devono diventare la nuova frontiera per abbattere
il grado di povertà culturale e di analfabetismo di ritorno presente nel Paese.
Tutti sanno che in Italia la spesa per la ricerca scientifica e per la pubblica
istruzione è ridicolamente bassa se confrontata con gli altri paesi
industrializzati. Bisogna riparlare di una politica
culturale che punti al rilancio della scuola e delle università, allo
sviluppo dei rapporti tra scuola e società e che metta il Paese in condizione
non solo di superare la concezione imperante di un mondo ultramaterialistico e
unidimensionale, agghiacciante nella sua omogeneità, ma anche di fornirsi di
strumenti idonei alla comprensione del
diverso. Va, pertanto, elaborato un nuovo rapporto scuola/mondo del lavoro per una vera riforma, per una
scuola moderna e all’avanguardia, creando i giusti collegamenti tra il mondo
della scuola ed il mondo esterno, sia in ambito tecnico economico-scientifico
sia umanistico.
Il nostro partito, che pone il
merito tra i suoi valori, dovrebbe avere un’idea dello sviluppo fondata sulla qualità sociale e ambientale. La qualità
del sistema Italia sarà l’elemento di competitività sempre più determinante
nella dimensione internazionale, così come lo sono già la ricerca,
l’innovazione dei cicli produttivi e delle merci, la valorizzazione della
risorsa lavoro e delle competenze. Puntare sulla qualità sociale e ambientale significa cercare risposte nuove a
vecchi e irrisolti problemi. Ad esempio, è necessario uscire dal dualismo inceneritore-discarica per il
problema dello smaltimento dei rifiuti quando sul mercato internazionale sono
disponibili tecnologie nuove, ma
completamente misconosciute o ignorate
dall’attuale classe politica, la nostra più delle altre, tecnologie che
potrebbero essere introdotte con il duplice effetto di non aggravare ulteriormente
la già pessima situazione ambientale
e di avviare un contenimento del fattore sociale, cioè della malavita legata al trattamento dei rifiuti.
Di questo è sempre molto difficile parlare nel nostro Paese, noi in Campania siamo in prima linea e
abbiamo da anni instaurato un proficuo rapporto con i Movimenti e le Associazioni
locali e regionali.
La qualità ambientale, poi, ha delle valenze che travalicano lo
sviluppo economico e che diventano la leva di una nuova idea dello sviluppo. La tutela dell’ambiente, infatti, è
intimamente connessa con la qualità della vita, la salute, la sostenibilità
ambientale, la conservazione dell’energia, tutti parametri essenziali per
entrare nel futuro con una prospettiva di rischi fortemente ridimensionata.
Il nostro partito deve essere quindi
in grado di elaborare nuove o più articolate risposte alle sfide aperte nel nostro Paese che, per citarne di passaggio solo
alcune, si concretizzano nell’utilizzo delle energie rinnovabili e nella
ricerca di fonti alternative, nel miglioramento e nell’implementazione delle
infrastrutture nazionali che spaziano dai trasporti alle grandi infrastrutture
di ricerca, nel potenziamento delle strutture turistiche per un effettivo
impulso al potenziale turistico/economico con un coinvolgimento anche del
settore archeologico e ambientale, nel varo di un piano nazionale di
consolidamento idrogeologico del territorio con la creazione di strutture di
controllo del tessuto naturistico/forestale, nella formazione di gruppi di
osservazione e pianificazione e sostegno per le richieste di finanziamento di
provenienza europea.
Infine occorre promuovere un sistema di micro finanziamenti
alle imprese piccole e medie, da sempre l’anima del nostro Paese, e ausili effettivi
per le società costituite da giovani, occorre instaurare un sistema di
paracadute sociale per le famiglie in crisi o a zero reddito, occorre favorire
senza discriminazioni l’ingresso delle donne in ogni attività sociale e
lavorativa con sostegni economici e materiali per coloro che sono in attesa di
un figlio o in maternità
o nella condizione di ragazze madri. Questo, in sintesi, deve essere il nostro
sentirci ed il nostro “essere di sinistra”.
Conclusioni
La
personalizzazione della politica ha assunto nel nostro Paese una dimensione
allarmante a tutti i livelli anche per il rapporto anomalo che si instaura tra
mass-media e politica. Per effetto di questo rapporto anomalo un disvalore cambia di segno e viene
percepito, subìto o assunto come valore,
pure nel nostro partito, con conseguenze devastanti perché accade anche che
decisioni di grande rilevanza siano assunte in modo non trasparente e al di
fuori di ogni confronto nelle sedi democratiche. Quando ciò avviene, si incrina
il rapporto vertice/base di un partito
e si affievolisce il rapporto
politica/società. Occorre, perciò, una correzione di questa tendenza e un
ritorno ad una corretta e democratica gestione collegiale del partito, che
resta l’unico antidoto efficace a contrastarla. Possono anche verificarsi
situazioni in cui sia necessaria una rapidità nella decisione e in questi rari
casi è ammissibile che la scelta avvenga nella “solitudine del potere”. Ma
quando queste situazioni da eccezionali
diventano prassi ordinaria allora si cade in un chiuso personalismo, nemico
della democrazia e della coesione interna. In queste condizioni di interruzione
di comunicazione vertice/base si instaura nel vertice anche una tendenza alla
sottovalutazione delle esigenze di cura e di rinnovamento del partito con
l’innesco di deleteri processi autocatalitici.
Per incidere concretamente sul rinnovamento del partito,
auspichiamo allora l’elezione di un segretario
e di un gruppo dirigente che sappiano raccogliere la sfida della
ricostruzione del partito, che sia un partito che riparta dal basso, aperto
cioè al nuovo, all’impegno dei militanti e a tutti i cittadini che ancora si
riconoscono in quanti come noi lavorano nei territori.
Un
partito rinnovato e un movimento capaci di produrre cultura, capaci di stimolare il dialogo, nella accezione riportata
nella premessa, su questioni fondamentali e che, allo stesso tempo, abbiano la
forza di 'con-vincere' nei luoghi
delle scelte attraverso l'impegno di uomini e di idee. Un partito e un
movimento che offrano ai cittadini la possibilità di essere protagonisti
sul terreno delle scelte, sapendo bene che, quando la democrazia tradizionale
fornisce, come è attualmente, forti segnali di crisi, il valore principe da
tutelare diventa quello del proprio vivere liberi.
Soprattutto un partito che dia più poteri ai militanti, che abbia più rapporti con gli elettori, che faccia ampie verifiche sull’operato dei suoi dirigenti locali per evitare
una volta per tutte gli episodi che c’hanno resi tristemente famosi e che non
possiamo più sopportare che si ripetano.
Un partito quindi che realizzi le migliori condizioni di
democrazia interna.
Auspichiamo insomma l’elezione di un segretario e di un gruppo dirigente che viva di
partecipazione, che ami sentire più il
noi che non l’io e che operi realmente nel solco di autentiche tradizioni e
di Valori per dar vita dentro e fuori al partito a questo muoversi di uomini e
di idee nuove e condivise, pur nella reale consapevolezza (e citando Friedrich
Dürrenmatt) che “… non siamo né quelli
che eravamo un tempo né quelli che dovremmo essere ora.” Il nostro
impegno c’è e ci sarà sempre perché nulla sia trascurato per essere quello che
dovremmo essere … oggi e domani.
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