La vendita
di beni pubblici non può essere utilizzata per coprire la spesa corrente, ad
una sana gestione è poi vietato l'utilizzo della vendita del Patrimonio
pubblico per la copertura di squilibri di bilancio.
Sono questi i principi base
di una sana amministrazione, definiti anche in uno dei dieci parametri che
misurano il deficit strutturale di un Ente.
Il Comune di Capua è ormai da due
anni “strutturalmente deficitario”, ove il termine “strutturalmente” sta ad
indicare che è il “sistema di gestione” completamente sbagliato. La conferma di
una situazione che peggiora, senza alcun segnale di ripresa, è fornita ancora
dai parametri “deficitari” che quest’anno sono passati, rispetto allo scorso
anno, dai sei a sette.
Nel Dicembre 2011, in un nostro articolo sul mensile Block
Notes, commentavamo così la dismissione del Patrimonio utilizzata per la spesa
corrente: “per fare un paragone, sarebbe come se una famiglia vendesse ogni
volta un pezzo dell'argenteria di casa per poter andare a fare la spesa al
supermercato”.
Pensavamo allora di aver fatto un esempio forte e surreale per
scuotere le coscienze degli amministratori e portare il problema all’attenzione
dei cittadini. Oggi abbiamo la conferma che quanto da noi scritto allora corrisponde
alla cruda realtà dei fatti.
Basta leggere la Delibera di Giunta n.173 dello
scorso 10 Settembre dal titolo “Appalto
congiunto per la realizzazione dei lavori di sistemazione dei marciapiedi in S.Angelo
in Formis alla via della Libertà e contestuale cessione di immobili di proprietà
comunale. Approvazione schema di transazione con impresa esecutrice per diversa
valutazione di immobile oggetto di cessione”.
Il documento è approvato dalla
Giunta con la presenza di solo da 4 Assessori su 6, come molte delle ultime
decisioni (spesso anche strategiche come quella della Convenzione per il
Gassificatore) che stanno caratterizzando un’Amministrazione che non è più
compatta su nulla.
Nel caso di questi lavori, il committente Comune di Capua
paga la ditta che ha eseguito i lavori, per un importo che supera i 570mila
euro, con un’operazione di “baratto con le proprietà comunali”.
I pagamenti di
oggi sono solo l’atto conclusivo di varie operazioni che partono dagli anni
2009 e 2010, anni in cui l’assenza di un Albo Pretorio on-line rendeva più
difficile una verifica e un controllo dell’operato nell’Ente in questo tipo di
“transazioni”.
L’episodio è la conferma che si continua a depauperare il Bene
Comune a vantaggio non si sa più di chi, per cosa e perché.
Il bene
pubblico è per definizione di tutti e andrebbe valorizzato, coltivato e
utilizzato al meglio per generare lavoro e flussi di cassa.
Un patrimonio da
consegnare alle future generazioni e non svenduto, nel caso dei lavori di S.
Angelo senza nemmeno un “miglior offerente”.
Il fatto che l'Amministrazione
possa procedere alla cessione anche di parte del Patrimonio per soddisfare le sue
manie di grandezza, sinceramente ci lascia sconcertati anche perché la storia
ci insegna che della svendita pubblica finiscono per beneficiarne sempre i soliti
noti.
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