sabato 2 febbraio 2013

Locali pubblici ... ed utilizzi “riservati”



Natale 2012 sarà ricordato per le “cartelle pazze” di TARSU ed ICI che, in attesa di verifiche, hanno intanto tappato i buchi del bilancio comunale. Tartassati sono i cittadini ma non gli amici e gli amici degli amici. Parliamo di fatti e non di illazioni: il nostro primo atto dopo le Elezioni Comunali del 2011 fu una lettera a Sindaco ed Ufficio Patrimonio, del 26 Giugno 2011, con la "Richiesta di concessione di un locale-sede di attività", con possibili soluzioni identificate nel Chiostro dell'Annunziata, nel Palazzo Comunale o nella Porta Napoli.

La richiesta richiamava anche l'Art. 6-Partecipazione dello Statuto del Comune che dovrebbe favorire "il diritto alla partecipazione dei cittadini singoli o associati".
 
Dopo UN ANNO E MEZZO nessuna risposta se non quella, indiretta e sconfortante, del 30 Novembre 2012: la Delibera di Giunta n.223 in quella data concedeva alla I.A.P., società privata concessionaria del servizio riscossione tributi, per i propri uffici un locale al piano terra del Palazzo Comunale, locale non utilizzato identificato con il n.9 nella planimetria allegata alla Delibera. La concessione è stata molto celere rispondendo, dopo SOLO 3 GIORNI, alla richiesta della IAP, del 27 Novembre, di locali del Comune per allestirvi urgentemente uffici, vista la necessità di evadere in tempo reale una serie di istanze, "considerato che nell'immediato è prevista la notifica di avvisi di accertamento ICI e TARSU", che poi sono le "stangate" natalizie di cui sopra. 

Tra le motivazioni della concessione del locale si legge: "trattasi di un servizio pubblico dato dall'Ente in concessione per cui è possibile far allestire uno sportello al pubblico proprio nella stessa sede del Comune di Capua". 

Da cittadini indignati commentiamo che un servizio pubblico dato in concessione ad una società privata presuppone che questa società, se ha bisogno di una sede, la va ad affittare e non la riceve in "comodato d'uso" dallo stesso Ente. 

La Delibera maldestramente non definisce infatti un "canone d'affitto", che dovrebbe rispettare parametri di mercato, ma la cifra di 200 euro al mese che la IAP si impegna a versare come "contributo alle spese di manutenzione e pulizia dei locali di proprietà del Comune". 

Il malcostume di utilizzare le proprietà dell'Ente, pubbliche e quindi di ognuno di noi, per fini privati continua e il "censimento dei beni del Comune", più volte annunciato, non ha ancora fornito risultati che i cittadini possano consultare. 

Chiediamo: quanto perde al mese il Comune per i loro utilizzi “riservati”? 

Annotiamo infine che nella stessa planimetria allegata alla Delibera n.223 risultano ancora "non utilizzati" i locali n. 3, 4, 10, 13, 14, 15 e 16: a quali futuri "utilizzi" saranno anch'essi destinati?


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